Inizia l’era delle startup scarafaggio

Il 2016 apre le porte allo scarafaggio – il nuovo modello di startup competitive e con alta capacità di sopravvivenza – e si lascia alle spalle il tempo degli unicorni.

Come sottoliineato recentemente dal CEO di Banca Sella / Websella, Claudio Musiari, il 2015 è stato l’anno degli unicorni – le startup tecnologiche private che hanno raggiunto una stima di più di 1 miliardo di dollari e che sono caratterizzate da una crescita molto veloce perché alimentate dai soldi dei Venture Capital (VC), ovvero l’apporto di capitale di rischio da parte di un investitore. I VC non sono redditizi fin dall’inizio dell’investimento, anche se si basano sull’idea è che l’azienda sulla quale puntano crescerà in fretta – portando ad alti guadagni potenziali nel lungo termine.

Le nuove startup si identificano con un altro animale: lo scarafaggio. Questa metafora è già stata utilizzata già da Paul Graham nel 2008 in un celebre post del suo blog quando, nonostante i tempi di crisi, sono nati colossi come Facebook e Uber.

Una startup scarafaggio è un business che si costruisce lentamente e costantemente, mantenendo sempre un occhio sui ricavi e sui profitti. La spesa è tenuta sotto controllo. Dal lato degli investimenti si riduce al minimo il rischio.

Tim McSweeney, il direttore di Restoration partners – la banca d’affari incentrata sulla tecnologia – ha affermato che la qualità che identifica il modello della startup scarafaggio è l’alta capacità di sopravvivenza nel mercato. Infatti una startup – proprio come uno scarafaggio che resiste alle intemperie, alle catastrofi naturali e alle guerre nucleari- deve sopravvivere ed essere pronta a ripartire subito.

Gli imprenditori preferiscono le startup scarafaggio

Ken Olisa, il fondatore di Restoration Partners, ha affermato che il fenomeno degli unicorni sta per sparire e questa bolla del mercato si sta sgonfiando. Gli investitori sono alla ricerca di scarafaggi piuttosto che di unicorni e il motivo è legato ai finanziamenti.

Il 2015 è stato caratterizzato da finanziamenti gratuiti e facili da ottenere per le startup e questo è dovuto ai bassi tassi di interesse che hanno veicolato sempre più denaro in capitale di rischio e alla scarsa performance del mercato azionario che ha incoraggiato ad investire.

Il 2016, al contrario ha avuto un inizio molto diverso a causa del prosciugamento dei finanziamenti in capitale di rischio nell’economia globale. Il modello degli unicorni, dal momento che si basano su modelli di crescita su soldi facili dei VC per finanziarsi, è diventato insostenibile.

Secondo la Restoration Partners chi vuole inseguire la crescita a tutti i costi non bada alla sostenibilità. Questo è ciò che fa un unicorno: insegue la crescita per ottenere più soldi possibili dagli investitori. Google, ad esempio, non ha sfruttato il growth hacking ma ha solo fornito un servizio a internet e ha costruito un business attorno a questo.

Quali sono i requisiti che deve possedere una startup scarafaggio?

Una startup scarafaggio è quella che continua a lottare e andare avanti anche nel caso in cui ci siano condizioni di mercato avverse e gli scenari di investimenti siano pessimisti. Deve seguire cinque linee precise.

  1. Attirare i dipendenti con le idee e non con i soldi.

L’obiettivo a cui dovrebbe puntare una startup scarafaggio è cercare di attirare dipendenti, non offrendo loro uno stipendio più alto, ma si deve far capire loro l’effettivo valore della propria idea e trasmetterne l’entusiasmo.

  1. Evitare il più possibile i costi fissi.

C’è una regola, ad esempio che può far risparmiare tanti soldi come quella per cui chi viene assunto dovrà portare il proprio computer per l’ufficio.

  1. Investire più per internet e server per ottimizzare il proprio lavoro.

Un cattivo server potrebbe far perdere un intero lavoro e una linea lenta potrebbe rendere una startup meno competitiva.

  1. Vivere al di sotto delle proprie possibilità.

Una startup che limita i costi e risparmia riduce al minimo le possibilità di fallimento.

  1. Mettere al centro il prodotto o il servizio offerto e non i fondi.

L’importanza di fornire valore al prodotto e al servizio offerto non può mai essere ignorato. Si deve puntare a fornire i migliori servizi o prodotti che la gente possa usare.